
La solitudine in questo momento non è un valore aggiunto, anzi a volte è controproducente.
Sto trascorrendo questo periodo di isolamento completamente da solo. Non è una condizione che ho scelto, ma ho dovuto farci i conti. Sono un insegnante, quindi posso lavorare in modalità smart working, ma avverto in modo forte la distanza con gli altri.
La solitudine si sta rivelando per me controproducente. Potrei usare il tempo a disposizione per prendermi cura di me, ma cedo invece alla difficoltà di concentrazione. Non riesco a leggere, o scrivere come vorrei. Mi sento bloccato e sicuramente questa esperienza mi tocca molto. Mi manca la condivisione fisica dello spazio con qualcuno, anche delle mie notti insonni.
Quando penso a ciò che questo periodo comporterà nei confronti del futuro, non nutro grandi aspettative, ma spero che ci faccia approcciare al pianeta con una maggiore coscienza ecologica. Prima ancora di dover cambiare comportamenti, siamo stati noi a forzare i comportamenti dell’ecosistema, che ora reclama di essere ascoltato. Spero che questo ci faccia riflettere tutti. Mi immagino un futuro tracciato in cui saremo condizionati nelle relazioni e nell’immaginazione. Un tempo in cui la nostra prossemica dovrà essere ripensata e, forse, in un certo senso, anche reinventata nel suo significato.