
I miei abbracci sottolineavano la forza del non detto, e ora dovrò capire come ricomunicare agli altri quello che riuscivo a dire con questa modalità.
Sono un insegnate, quindi in questo periodo ho la fortuna di lavorare da casa. Vivo questo periodo di quarantena con il mio compagno, che lavora in modalità smart working. Abbiamo allestito una parte del soggiorno a studio, in modo da dividerci gli spazi di lavoro durante la giornata. Ci rincontriamo la sera in cucina per raccontarci la nostra giornata, come avveniva prima. Con gli altri tutto è cambiato, ma per non perdere la distanza cerco di organizzare ogni giorno dalle 6 alle 7 degli scambi con parenti e amici per informarmi su come stanno.
In questo periodo mi sento recluso ma anche in autoanalisi. Approfitto, infatti, di questi giorni per rivedere l’intero archivio dei miei lavori col desiderio di rivedere quello che sono stato e uscire da questa condizione con una consapevolezza diversa della strada fatta.
In assoluto, in questo periodo mi mancano gli abbracci. Ho sempre usato questo linguaggio per sottolineare la forza del non detto. Ora dovrò capire come reinventare un modo per comunicare la stessa cosa, ma con una nuova modalità. Una cosa invece sicuramente positiva di questo periodo è il fatto che sto riscoprendo il piacere del disegno, la forma di scrittura che conosco meglio.