
Riesco a vedere ancora l'essere umano dietro la mascherina e questo mi rincuora.
Sono a casa perché non lavoro in modo ufficiale: la mia unica uscita è la spesa settimanale. Sto trascorrendo questo periodo di isolamento con mia sorella e mia cugina, con loro è ottimo rapporto perché ci vivo da molti anni e siamo di famiglia. Se la mia famiglia di origine fosse più vicina a me sarei più felice, ma non ho mai pensato di trascorrere la quarantena con loro, per non metterli in pericolo e gravare su un sistema sanitario che lì è già critico.
In casa tendiamo a dimostrarci più affetto del normale, ci viene spontaneo, mentre fuori noto che il rapporto con gli altri è peggiorato. C’è un po’ di paura: mi viene spontaneo allontanarmi dalla persone per evitare una congestione di persone nello stesso ambiente e nello stesso posto. Io mi sento bene dopo un periodo di adattamento. Ho cercato e trovato una nuova routine. Inoltre vivo in una casa abbastanza grande e con più ambienti, così non mi fossilizzo mai su una singola stanza, e questo mi aiuta perché mi sembra di essere stata in più posti nell’arco della giornata.
Sono fiduciosa e speranzosa di recuperare una vita normale. Non credo che sia così impossibile tornare a sentirsi bene e al sicuro fuori. Mi mancano la famiglia, gli amici e anche passeggiare, vedere la città e la natura. Ma credo che sia naturale. Penso che questo periodo mi renderà più consapevole di ciò che prima davo per scontato. Non vedo l’ora di poter tornare al mio paese dalla mia famiglia. Appena mi metterò su un treno e vedrò il mare di casa mia penso che mi farò un pianto liberatorio.